Pubblicato il 03/06/14e aggiornato il

Riforma Lavoro: tutela maternità, contro dimissioni in bianco

Il "foglio in bianco firmato" è una triste pratica del settore del lavoro, utilizzata da alcune imprese in alternativa al licenziamento. In pratica la candidata per una nuova occupazione viene subito allertata che il suo ingresso in azienda sarà reso possibile solo attraverso una "firmetta" su un foglio bianco.

Ma cosa significa questa autenticazione senza testo?
Rappresenta l'asso nella manica del datore di lavoro nel caso in cui la donna assunta rimanga incinta e debba andare in maternità. In pratica, il foglio bianco firmato viene completato, a posteriori, con un testo che certifica le dimissioni "volontarie" della dipendente, senza bisogno che questa ponga in calce un'altra firma.

Un modo meschino per non avere sul libro paga una donna che non potrà svolgere tutte le mansioni previste a causa della sua gravidanza e che starà (giustamente) a casa per il periodo della maternità.

Ora il Governo sembra aver trovato il modo per smascherare questa discriminazione. E verrebbe da chiedersi per quale motivo, i numerosi ministri che si sono avvicendati negli ultimi 30-40 anni non abbiamo pensato prima a questa forma di tutela.

All'interno della Riforma del Lavoro, proposta dal ministro Fornero e approvata nel 2012, troviamo i seguenti passaggi:

Firma dimissioni in bianco
Certo, ma come si fa a convincere la lavoratrice a denunciare questo abuso, senza che possa ricevere minacce?

La legge, per tutelare al meglio la donna, prevede un altro importante comma che prende il posto del comma 4, nell'articolo 55 della legge 151 (26 marzo 2001).

Dimissioni in bianco, licenziamento in gravidanza
In pratica, qualora la lavoratrice, durante la gravidanza o i primi tre anni di vita del bambino (incluso il caso di adozione), fosse interessata dalla perdita di lavoro, anche per risoluzione consensuale o dimissioni "volontarie", la fine del rapporto sarà esaminata dal personale competente, che fa capo al Ministero del Lavoro.

Un disincentivo per i datori di lavoro che cercano di fare i furbi sulla pelle della fascia più debole del settore lavorativo, le future o neo mamme.

(Disegno di legge del 31 maggio 2012)

(Mariagrazia De Maio)

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