Ecco come sono suddivisi, secondo gli ultimi dati (elenco per regione).
In Italia (dati 2014) si producono 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti (erano 32,1 milioni nel 2009).
Dati aggiornati al 2016
Nord Italia (26, erano 30 nel 2011)
- 13 in Lombardia (l'unica regione che ne possiede due sopra i 100 Megawatt: a Brescia e a Milano)
- 8 in Emilia Romagna
- 2 in Veneto
- 1 in Piemonte, in Friuli e in Trentino
- 5 in Toscana (più uno spento)
- 3 nel Lazio (più due spenti e uno in costruzione)
- 1 in Molise
- Da costruire: 1 in Umbria, nelle Marche e in Abruzzo
- 1 in Calabria (più uno spento)
- 1 in Campania (più uno da costruire)
- 2 in Sardegna (più uno da costruire e uno da ricostruire)
- 1 in Basilicata
- 2 in Sicilia (da costruire)
- in Puglia: uno spento e uno da ricostruire)
In tutto sono previsti otto nuovi inceneritori, nel centro sud d'Italia.
![]() |
Termovalorizzatore Gerbido, Torino |
- 4 impianti SRE (Senza Recupero Energetico).
- 11 impianti RET&E (con ciclo di cogenerazione).
- 35 impianti con REE (solo Receupero Energetico Elettrico).
DATI 2011
Dati aggiornati al novembre 2011: mappa termovalorizzatori
DATI 2006
Visualizza Mappa Termovalorizzatori in Italia in una mappa di dimensioni maggiori
- Anonimo
Chi inquina di più? Le automobili, questo lo sapevamo tutti. Ma chi arriva secondo nella classifica degli inquinatori? Le piccole caldaie individuali, quelle che stanno a casa nostra. E questo lo sapevamo già in parecchi di meno. E nessuno sa che ad esempio nella notte di Capodanno del 2005 (è stato calcolato dalla Confederation of european wasp to energy plant) i “botti ” a Napoli hanno rilasciato nell'atmosfera più diossina di quella che in un anno produrrebbe il termovalorizzatore, sì l’inceneritore di rifiuti che napoletani e campani a grande maggioranza vedono come veleno per la loro salute e per i loro figli. Anzi, non è proprio così: il dato esatto è che una notte di “botti” vale le emissioni di diossina annuali non di uno di inceneritore, ma di centoventi, sì centoventi! A Vienna il termovalorizzatore è praticamente in centro città, a Bruxelles pure e a Parigi è a quattro fermate di metro dagli Champs Elysèes. Un termovalorizzatore c’è anche a Brescia e a Brescia lo controllano con 35mila misurazioni (nelle raffinerie di petrolio le misurazioni standard sono meno di un terzo). Apprendo qualcuna di queste cose da Antonio Pascale che le scrive sul Corriere della Sera. Alcune, a Parigi ci siam stati più o meno tutti, forse a Brescia no. Ma, si sa, austriaci, belgi e francesi sono fessi,si fanno mettere la fabbrica dei veleni sotto casa, moriranno tutti di tumore. Furbissimi e prudentissimi siamo invece noi italiani, tranne quelli di Brescia. I nostri rifiuti urbani prima a Napoli e ora anche a Roma, li mandiamo nei termovalorizzatori all’estero pagando il doppio di quanto costerebbe smaltirli in casa. Pagando con tasse e rinunciando anche ai guadagni dello smaltimento. Ma che vuoi che sia, non si vive di solo denaro, vuoi mettere la salute? Infatti per salvaguardare la salute ci teniamo le discariche, vecchie, regolari e soprattutto abusive, non sia mai un inceneritore. E ci teniamo, ci teniamo a tenerli, qua i “botti”, là la caldaiuccia, laggiù la discarica o lo “sfascio”di quartiere, quando non la casetta o la fabbrichetta/capannone sul collo del torrente. Furbissimi e prudentissimi siam pronti ad ogni referendum contro l’inceneritore. E se ci proponessero referendum contro il primo, il secondo e il più caro degli inquinatori, referendum contro l’auto, la caldaia e i fuochi artificiali? Li prenderemmo per matti, giustamente. Giusto, ma perché prendiamo per saggi i matti che ci dicono che il termovalorizzatore è la casa del diavolo? - Pietro
Non so dove vivi ma averlo a 2 km da casa è un altro discorso quindi non fare il risolutore con queste frasi scopiazzate in giro...informati sui reali danni e potrai tacere! - Un napoletano
Salve, come tutti sanno i Termovalizzatori producono diossine. Essi inoltre sono ormai obsoleti perché superati da tecnologie più avanzate e molto meno invasive. Esiste oggi, e già da tempo, la "dissociazione molecolare" che a prescindere dalla raccolta differenziata (comunque sicuramente utile) consente di trasformare la spazzatura, così come esce dalle case, in altra forma di energia, riutilizzabile a scopi benefici ed esente da diossina. Il processo della raccolta differenziata ha bisogno di anni per andare in porto e nel frattempo la spazzatura a Napoli aumenta ogni giorno nell'ordine delle migliaia di tonnellate. Serve innanzitutto un sistema ecologico per smaltire questa grandissima quantità di spazzatura in tempi apprezzabili. Saluti, un napoletano.
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivi il tuo commento qui sopra, seguendo le indicazioni per la pubblicazione. Non saranno pubblicati messaggi contenenti parolacce, offese, contenuti volgari e a sfondo discriminatorio. Grazie.